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Collezionare arte: alla ricerca di una narrativa personale




Franco Soldatini, meglio conosciuto come “Il Cangialli”, pittore locale dalla storia personale piuttosto travagliata, al padre che lo volle persuadere a lavorare nella propria carrozzeria, perché il pittore non è un lavoro serio, rispose: “Ma nelle banconote ci sono le facce dei pittori, mica dei carrozzieri!”. Ora, lasciamo stare che la vita del Soldatini è stata tutt'altro che semplice, ma personalmente quando ho deciso di intraprendere questa professione ho avuto ben chiaro in mente che quello sbocco di tracotanza aveva un seme di verità, e più che il biblico granello di senape era una bella noce di cocco.


Le motivazioni che spingono un artista ad esprimersi attraverso artefatti culturali, e magari anche farne una professione, possono essere tutto sommato facilmente intuibili: l'urgenza di esprimersi, la volontà di lasciare un segno nel mondo, la voglia di trasmettere un messaggio sono comuni a qualsiasi professione creativa. Ma quali sono le ragioni che invece spingono i collezionisti a circondarsi di opere d'arte (in qualche caso con pericolose derive da serial hoarder)?


Lasciate perdere chi dice che il mondo dell'arte è triste e derelitto. Capi politici e religiosi, che non sono proprio dei fessi, si sono affidati per secoli all'arte per veicolare i propri messaggi nel modo più efficace e stupefacente. Dal lato economico invece, se proprio vogliamo farci i conti in tasca, basterà sapere che, nell'ambito degli investimenti, quello dell'arte è il secondo mercato al mondo, con un giro di affari di oltre 50 miliardi di dollari. Sono dunque le velleità di dominio e le questioni speculative i motivi principali per cui un numero interessante di appassionati decide di costruire, secondo il proprio gusto e la propria ambizione, una propria collezione d'arte?


È interessante vedere come l’Italia si confermi un mercato particolarmente interessato all’investimento nel settore, collocandosi al secondo posto, dopo la Cina, per la spesa dei cosiddetti High Net Worth collectors (collezionisti con alto patrimonio netto) in arte e antiquariato, con una media di 63.000 dollari spesi nel 2023 secondo The Art Market Report. Ma sempre lo stesso report ci conferma che la primissima ragione per cui i collezionisti acquistano opere d’arte non sono gli eventuali ritorni economici, ma il bisogno di soddisfare la propria autostima e il ribadire la propria identità.


E come si sta evolvendo il ruolo del collezionista, con l’ingresso dei giovani in questo affascinante mondo?

A differenza delle precedenti generazioni, concentrate su artisti storicizzati e antichi maestri, i millennial sembrano preferire artisti giovani o giovanissimi, e non di rado danno vita anche a forme di moderno mecenatismo assolutamente interessanti. Anche se gallerie e art dealers rimangono la prima fonte di approvvigionamento per le opere d’arte, inoltre, bisogna considerare che oggi come mai prima d'ora esiste la possibilità, tramite internet, di scoprire autonomamente artisti operanti in qualsiasi angolo del globo, con la possibilità di rendere la propria collezione assolutamente unica e personale.


Il collezionismo d’arte può quindi diventare un modo interessante per affermare la propria individualità, attraverso una grammatica visiva da costruire, integrare e rivoluzionare con il passare del tempo, una vera e propria autobiografia dinamica che acquista un valore comunicativo superiore a quello delle singole opere che la compongono. È questo forse l’aspetto più affascinante di un universo particolare, intimo e allo stesso modo prorompente, in cui lo scambio opera-fruitore diventa processo interattivo di trasmissione di senso.



Per approfondire:

THE SURVEY OF GLOBAL COLLECTING 2023

A report published by Art Basel & UBSPrepared by Dr. Clare McAndrew, Arts Economics



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