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Policromie di Pace, da Scalvaia al mondo

È successo: oltre cinquanta persone di tutte le età, dal bambino di 5 anni al nonno di 80, hanno contribuito a realizzare un'enorme opera d'arte collettiva sulla pace al campo sportivo di Scalvaia. Da questo progetto nato quasi per caso, quando passeggiando per il paese ho intravisto un'enorme griglia da riempire nel piastrellato un po' anonimo e sconnesso del "campino", è stata questa la più grande soddisfazione. Con l'arrivo dei primi volontari, la minima supervisione iniziale e il passaparola tra gli intervenuti, l'opera è dilagata sulle piastrelle a una velocità impressionante, quando io per prima avevo mille timori sulla effettiva possibilità di realizzarla tutta in un'unica giornata, con un tempo atmosferico incerto e la scadenza imposta dalla necessità. L'atmosfera durante le ore di lavoro era lieve, una specie di ilarità diffusa. C'era la gioia della condivisione e l'orgoglio di aver partecipato. Una sensazione più facile da immaginare, che da spiegare.


L'opera è rimasta integra poche ore: la sera stessa, uno dei tanti temporali di questo periodo l'ha progressivamente ridotta a una macchia iridescente, fino a cancellarla. Eppure vederla scomparire è stata quasi una rivelazione, una liberazione. Quell'idea di precarietà della bellezza, dell'armonia, era lì davanti, annacquata nelle chiazze di pioggia, in tutta la sua poesia struggente.








 
 
 

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